Rivalutazione monetaria
La rivalutazione monetaria è un’operazione aritmetica che consente di adeguare una determinata somma di denaro al costo attuale della vita.
Da un punto di vista strettamente matematico la rivalutazione si ottiene moltiplicando un importo di denaro per il cosiddetto coefficiente di rivalutazione.
Dal punto di vista pratico, con l’aumento dell’inflazione il potere d’acquisto della moneta si riduce e di conseguenza con la stessa somma si potrà acquistare una minore quantità di beni e servizi. Con la rivalutazione della moneta si bilancia questo divario.
Vediamo ora di capire insieme, come si calcola la rivalutazione, su quali debiti si applica e cos’è la devalutazione monetaria.
Rivalutazione monetaria: come si calcola?
La formula per il calcolo della rivalutazione monetaria è la seguente:
Capitale rivalutato = Ci × Cr
ossia capitale iniziale per coefficiente di rivalutazione.
Il coefficiente di rivalutazione si ricava dai cosiddetti “numeri indice” che misurano la variazione nel tempo del prezzo di un paniere di beni/servizi destinati al consumo delle famiglie presenti sul territorio nazionale.
I tre numeri indice principali sono:
- L’indice NIC: Nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività viene calcolato sulla base dei consumi dell’intera popolazione nazionale;
- L’indice generale FOI dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati al netto dei tabacchi. Viene calcolato sulla base dei consumi delle famiglie facenti capo ad un lavoratore dipendente extra-agricolo e viene utilizzato per gli adeguamenti periodici di numerosi importi monetari.
- Indice IPCA: indice armonizzato dei prezzi al consumo per i Paesi dell’UE, calcolato sulla quota parte di consumi di beni e servizi che hanno regimi di prezzo comparabili nei diversi paesi dell’UE.
Nel sito Istat si possono consultare tutte le tabelle dei vari indici, con i coefficienti di raccordo tra basi diverse che possono essere utilizzati per calcolare la rivalutazione monetaria 2022.
Rivalutazione monetaria: su quali debiti e crediti si applica?
La rivalutazione monetaria non si applica a tutti i debiti indistintamente. Per capire quali, dobbiamo dare una breve spiegazione sulla normativa di riferimento in materia di obbligazioni pecuniarie relative a somme di denaro.
L’art. 1277 del c.c. stabilisce quanto segue: ”I debiti pecuniari si estinguono con moneta avente corso legale nello Stato al tempo del pagamento e per il suo valore nominale”.
Con questa disposizione il legislatore introduce il cosiddetto principio nominalistico, in base al quale l’obbligazione pecuniaria si estingue con il versamento del corrispondente importo nominale e non con il suo concreto ed effettivo valore.
In pratica il principio nominalistico è più vantaggioso per il debitore, in quanto in caso di inflazione, estingue il debito pagando una cifra di denaro che ha un valore inferiore rispetto a quando si era indebitato.
Ai fini della rivalutazione monetaria è necessario però fare un’ulteriore distinzione fra le seguenti tipologie di debito:
- Debiti di valuta: sono quelli in cui la prestazione pecuniaria è determinata nel suo ammontare in maniera chiara fin dall’origine con una precisa somma di denaro (ad esempio il prezzo di acquisto di un bene).
- Debiti di valore: sono quelli in cui la prestazione pecuniaria non è né liquida né agevolmente liquidabile (ad esempio un risarcimento danni).
La Corte di Cassazione con la sentenza numero 4637/1987 ha stabilito che: “la rivalutazione monetaria ope iudicis può essere prospettata solo ed esclusivamente per i debiti di valore”.
I debiti di valore infatti, sono soggetti alle oscillazioni dell’indice dei prezzi al consumo che variano dal momento in cui l’obbligazione sorge al momento in cui la stessa verrà monetizzata.
Fra i principali crediti soggetti a rivalutazione monetaria segnaliamo: l’assegno di mantenimento, il canone di locazione, i crediti di lavoro e il TFR.
Differentemente, è lo stesso Legislatore che interviene con meccanismi di tipo rivalutativo a tutela di alcune tipologie di crediti, tra i quali si segnala:
- crediti di lavoro (art. 429 c.p.c.);
- trattamento di fine rapporto (art. 2120 c.c.);
- l’aggiornamento del canone di locazione in relazione alle variazioni dell’indice dei prezzi al consumo.
Devalutazione monetaria
La devalutazione monetaria è il fenomeno inverso della rivalutazione monetaria, ossia un’operazione che a partire dal valore di una somma attuale (capitale attuale) calcola il suo equivalente in un periodo precedente (capitale devalutato).
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