Quando si parla  di Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro si fa riferimento ad una fonte normativa  utilizzata dalle Associazioni dei datori di lavoro e dalle Organizzazioni sindacali dei lavoratori  per definire concordemente le regole che disciplinano i vari rapporti di lavori di ogni specifico settore produttivo, sia nel pubblico che nel privato.

Vediamo ora insieme di capire con questo breve approfondimento cosa contengono e  come funzionano questi contratti collettivi, da chi vengono stipulati e per quali settori e come vincolano il rapporto di lavoro tra il datore di lavoro e il dipendente.

Contratto collettivo nazionale di lavoro: cos’è e quali sono le sue finalità

Il CCNL è un contratto che viene stipulato fra organizzazioni che rappresentano i datori di lavoro, come le federazioni che fanno capo, a titolo esemplificativo, a Confcommercio o Confindustria e i Sindacati nazionali e disciplinano gli aspetti normativi del rapporto e quelli economici minimi ed anche alcuni aspetti del rapporto sindacale con le organizzazioni firmatarie e con i datori di lavoro stessi.

In altre parole, le finalità essenziali del contratto collettivo sono:

• Stabilire il contenuto che regola i rapporti di lavoro con condizioni uguali a parità di inquadramento, nei vari settori di appartenenza (ad es. trasporti, edile, metalmeccanico, commercio, chimico, etc.)
• Disciplinare le relazioni tra i soggetti firmatari dell’accordo stesso.

CCNL: cosa contiene e durata

Come abbiamo già sopra accennato, i contratti nazionali collettivi si suddividono essenzialmente in tre parti che vedremo nel dettaglio.

La parte normativa comprende le regole generali del rapporto di lavoro relative a:

• Maturazione scatti di anzianità;
• Calcolo di ferie e permessi;
• Durata del periodo di prova;
• Durata del preavviso in caso di licenziamento/dimissioni;
• Gestione delle assenza in caso di malattia/maternità/infortunio;
• Inquadramento dei lavoratori con relative mansioni e qualifiche.

La  parte economica  che è dedicata interamente alla retribuzione dei lavoratori e prevede che ad ogni lavoratore inquadrato in un determinato livello corrisponda la stessa retribuzione.

I CCNL durano generalmente 4 anni per la parte normativa e 2 anni per quella retributiva (la durata è fissata dalle parti).

Questo avviene perché la dinamica salariale prevista nelle tabelle retributive tiene solitamente  conto dell’inflazione programmata e viene rivista periodicamente per impedire la perdita del potere d’acquisto del salario dei lavoratori.

Il rinnovo dei contratti nazionali collettivi non avviene quasi mai a ridosso delle scadenza per la contrattazione fra le parti, in quanto è sempre molto lunga e complessa.

Di conseguenza, per il  periodo transitorio fra un contratto e l’altro è frequentemente prevista una quota di indennità economica a copertura della “vacanza contrattuale”.

La giurisprudenza ammette che sia stipulato un nuovo contratto collettivo di lavoro con modifiche peggiorative al rapporto di lavoro, ma non sono ammesse decurtazioni retributive o la cancellazione dei diritti acquisiti dal lavoratore nel corso della precedente attività svolta.

È bene precisare che il Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro si trova in posizione subordinata rispetto alle altre fonti normative come la Costituzione e le varie leggi emanate a livello nazionale.

Questo significa che i CCNL possono derogare quanto previsto per legge solo in senso migliorativo e sono vietate le modifiche peggiorative.

Tutti i Contratti Collettivi Nazionali si possono consultare negli archivi  del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro CNEL dove vengono depositati gli accordi di rinnovo e i nuovi contratti stipulati fra le parti.

Per richiedere maggiori informazioni su questo argomento, non esitate a contattarci.